Cecità (Ensaio sobre a Cegueira) è un romanzo dello scrittore e premio Nobel per la letteratura portoghese José Saramago, pubblicato nel 1995.
In un romanzo successivo di Saramago, Saggio sulla lucidità, si ritrovano personaggi presenti in Cecità. I fatti raccontati nei due romanzi sono legati, al punto che Saggio sulla lucidità può essere considerato come il “seguito” di Cecità.
In questa opera, come in altre di Saramago, viene utilizzato uno stile che prevede l’assenza di nomi propri per i personaggi, identificati tramite espressioni impersonali (come la ragazza dagli occhiali scuri, il vecchio con la benda e il ragazzino strabico ecc.). I dialoghi non sono introdotti dai due punti, né vengono utilizzate le virgolette. I dialoghi vedono le frasi dei vari partecipanti separate da una virgola, seguita da una parola che inizia con una lettera maiuscola.
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QUARTA DI COPERTINA
«Non siamo diventati ciechi, secondo me lo siamo. Ciechi che, pur vedendo, non vedono.»
In un tempo e un luogo non precisati, all’improvviso l’intera popolazione diventa cieca per un’inspiegabile epidemia. Chi è colpito da questo male si trova come avvolto in una nube lattiginosa e non ci vede più. Le reazioni psicologiche degli anonimi protagonisti sono devastanti, con un’esplosione di terrore e violenza, e gli effetti di questa misteriosa patologia sulla convivenza sociale risulteranno drammatici. I primi colpiti dal male vengono infatti rinchiusi in un ex manicomio per la paura del contagio e l’insensibilità altrui, e qui si manifesta tutto l’orrore di cui l’uomo sa essere capace. Nel suo racconto fantastico, Saramago disegna la grande metafora di un’umanità bestiale e feroce, incapace di vedere e distinguere le cose su una base di razionalità, artefice di abbrutimento, violenza, degradazione. Ne deriva un romanzo di valenza universale sull’indifferenza e l’egoismo, sul potere e la sopraffazione, sulla guerra di tutti contro tutti, una dura denuncia del buio della ragione, con un catartico spiraglio di luce e salvezza.
L’AUTORE
José de Sousa Saramago (Azinhaga, 16 novembre 1922 – Tías, 18 giugno 2010) è stato uno scrittore, giornalista, drammaturgo, poeta, critico letterario e traduttore portoghese, insignito del Premio Nobel per la letteratura nel 1998.
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Il padre di Saramago, José de Sousa, era un agricoltore, che si trasferì con la famiglia a Lisbona nel 1924, dove trovò lavoro come poliziotto. Il fratello minore di Saramago, Francisco, morì a soli due anni, pochi mesi dopo l’arrivo a Lisbona. A causa delle difficoltà economiche, Saramago fu costretto ad abbandonare gli studi all’Istituto Tecnico. Dopo occupazioni precarie di ogni tipo, trovò un impiego stabile nel campo dell’editoria e per dodici anni lavorò come direttore di produzione. Saramago sposò Ida Reis nel 1944. La loro unica figlia, Violante, nacque nel 1947.
Nel 1947 scrisse il suo primo romanzo “Terra del peccato” (che in seguito ripudiò come un figlio scapestrato), ma il dittatore del Portogallo, Salazar, a cui Saramago si era sempre opposto tenacemente e dal quale era sempre stato pesantemente censurato nella propria attività giornalistica, non l’accolse benevolmente. Dal 1955 Saramago lavorò inoltre come traduttore per diversi editori ma nel 1966 rientrò nel mondo della produzione letteraria.
Il riconoscimento a livello internazionale arrivò solo negli anni novanta, con “Storia dell’assedio di Lisbona”, il controverso “Il Vangelo secondo Gesù Cristo” e “Cecità”. Nel 1998 gli venne assegnato il premio Nobel per la letteratura perché “con parabole, sostenute dall’immaginazione, dalla compassione e dall’ironia ci permette continuamente di conoscere realtà difficili da interpretare”. Del discorso che tenne alla consegna del premio famoso è l’incipit: “l’uomo più saggio ch’io abbia mai conosciuto non era in grado né di leggere né di scrivere”, disse riferendosi a suo nonno.
Nel 2002 fu eletto presidente onorario dell’Associazione Luca Coscioni (associazione Radicale) per la libertà di ricerca scientifica. Saramago è morto il 18 giugno 2010 intorno alle 13,00 nella sua residenza di Tías, nelle Isole Canarie. Nel 2011 viene pubblicato postumo un suo romanzo scritto nel 1953, “Lucernario”. Le ceneri del Premio Nobel sono sepolte sotto un ulivo nel giardino di fronte alla Fondazione Josè Saramago a Lisbona.
LO STILE NARRATIVO
Uno dei tratti che più caratterizzano le opere di Saramago è il narrare eventi da prospettive piuttosto insolite e controverse, cercando di mettere in luce il fattore umano dietro l’evento. Sotto molti aspetti, alcune sue opere potrebbero essere definite allegoriche.
Saramago tende a scrivere frasi molto lunghe, usando la punteggiatura in un modo anticonvenzionale. Ad esempio, non usa le virgolette per delimitare i dialoghi, non segna le domande col punto interrogativo; i periodi possono essere lunghi anche più di una pagina e interrotti solo da virgole dove la maggior parte degli scrittori userebbe dei punti.
Molte delle sue opere, come “Cecità”, “Saggio sulla lucidità” e “Le intermittenze della morte”, iniziano con un avvenimento inaspettato, surreale o impossibile, che si verifica in un luogo imprecisato. Da questo avvenimento scaturisce poi una storia complessa, occasione per studiare le mille forme del comportamento e del pensiero umano. I protagonisti (spesso senza nomi propri) devono cercare con le loro sole forze di uscire dalla situazione che si è venuta a creare.
È frequente l’uso dell’ironia: ai personaggi non vengono risparmiate critiche per i loro comportamenti, spesso discutibili, ma profondamente umani. Non ci sono eroi, ma semplicemente uomini, con i loro pregi ed i loro difetti. E in effetti non manca la pietà e la compassione dello scrittore per essi, piccoli rappresentanti del genere umano.
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