Dieci piccoli indiani (titolo originale: Ten Little Niggers) è un mistery novel scritto da Agatha Christie, da lei descritto come il più arduo dei suoi libri da scrivere. Uscì dapprima a puntate sul giornale inglese Daily Express.
Il romanzo, oggi celeberrimo, fu pubblicato come libro in Gran Bretagna nel tardo 1939, e negli USA all’inizio del 1940, simultaneamente in versione libresca e serializzata per i giornali; in Italia uscì per la prima volta nell’agosto 1946. Con il suo sensazionale record di 110 milioni di copie, è il libro giallo più venduto in assoluto, e si è pertanto piazzato all’undicesimo posto nella classifica dei best seller con più incassi della storia (terzo posto se consideriamo solo i romanzi). Il luogo dove è ambientata la storia è ispirato a un’isola tidale posta di fronte al Devon.
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TESTO DELLA FILASTROCCA
Dieci poveri negretti
se ne andarono a mangiar:
uno fece indigestione,
solo nove ne restar.
Nove poveri negretti
fino a notte alta vegliar:
uno cadde addormentato,
otto soli ne restar.
Otto poveri negretti
se ne vanno a passeggiar:
uno, ahimè, è rimasto indietro,
solo sette ne restar.
Sette poveri negretti
legna andarono a spaccar:
un di lor s’infranse a mezzo,
e sei soli ne restar.
I sei poveri negretti
giocan con un alvear:
da una vespa uno fu punto,
solo cinque ne restar.
Cinque poveri negretti
un giudizio han da sbrigar:
un lo ferma il tribunale,
quattro soli ne restar.
Quattro poveri negretti
salpan verso l’alto mar:
uno un granchio se lo prende,
e tre soli ne restar.
I tre poveri negretti
allo zoo vollero andar:
uno l’orso ne abbrancò,
e due soli ne restar.
I due poveri negretti
stanno al sole per un po’:
un si fuse come cera
e uno solo ne restò.
Solo, il povero negretto
in un bosco se ne andò:
ad un pino si impiccò,
e nessuno ne restò.
QUARTA DI COPERTINA
Dieci persone estranee l’una all’altra sono state invitate a soggiornare in una splendida villa a Nigger Island, senza sapere il nome del generoso ospite. Eppure, chi per curiosità, chi per bisogno, chi per opportunità, hanno accettato l’invito. E ora sono lì, su quell’isola che sorge dal mare, simile a una gigantesca testa, che fa rabbrividire soltanto a vederla. Non hanno trovato il padrone di casa ad aspettarli. Ma hanno trovato una poesia incorniciata e appesa sopra il caminetto di ciascuna camera. E una voce inumana e penetrante che li accusa di essere tutti assassini. Per gli ospiti intrappolati è l’inizio di un interminabile incubo. Con “Dieci piccoli indiani”, scritto nel 1939, Agatha Christie ha sfidato se stessa: dieci assassini, isolati, vittime a loro volta di un assassino invisibile.
VERSIONE TEATRALE
La stessa autrice del romanzo si è occupata di adattarlo per una trasposizione teatrale, decidendo di modificare il finale: in questa versione i personaggi di Vera Claythorne e Philip Lombard si salvano perché innocenti dei crimini di cui sono stati accusati. Inoltre la critica non acclamò mai questa versione, nonostante questo finale sia stato ripreso in quasi tutte le versioni cinematografiche del romanzo.
CRITICA
Dieci piccoli indiani è un giallo sviluppato seguendo i canoni dell’enigma della camera chiusa doppia: i delitti si svolgono in un contesto circoscritto; l’assassino quindi deve essere per forza uno del gruppo per quanto insospettabile. Il colpo di scena principale, qui, consiste nel fatto che i personaggi muoiano tutti.
Secondo Alex Falzon, questo romanzo è particolarmente riuscito per un insieme di fattori: da un lato perché l’autrice ha dato il meglio della sua vena narrativa proprio nei romanzi e nei racconti che aderiscono a questo tema (Assassinio sull’Orient Express, Poirot sul Nilo, Tre topolini ciechi e così via) ma anche perché, nel caso specifico, l’assenza del detective dalla scena del crimine fa emergere con una forza narrativa ancora maggiore il Leitmotiv, che è poi il rapporto fra il male e il bene, tra la falsità e la colpevolezza degli invitati e l’implacabile giustizia che toglie loro la vita uno alla volta.
Falzon sostiene che nei libri della Christie il detective è una figura salvifica, invulnerabile, un deus ex machina che ripristina l’originario stato di grazia smascherando il colpevole e consegnandolo alla giustizia; a questo modello aderiscono sia Hercule Poirot, sia Miss Marple. Mancando in questo romanzo tale figura, i meccanismi del potere e della giustizia emergono con forza ancora maggiore, al punto che essi paiono reificarsi in qualche entità che sta snocciolando la catena di delitti, fino alla soluzione finale.